Cassapanca marchigiana
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La cassa (spesso chiamata impropriamente cassapanca) era in passato un mobile di uso molto comune (quanti di noi non ne possiedono una in casa o in soffitta?) che veniva utilizzato ancora dalle nostre nonne per riporre ogni genere di biancheria. Per antica tradizione, il “corredo” che la novella sposa portava con se nella casa del marito, viaggiava proprio all’interno della cassa, che poteva venire costruita appositamente per tale occasione. Il modello in oggetto dovrebbe risalire come periodo di costruzione al XIX secolo. La struttura è composta interamente in legno massello, utilizzando olmo per le parti a vista e abete per il fondo e il pannello posteriore. La scarna decorazione è rappresentata dalle cornicette e dallo zoccolo traforato. Del tutto assente qualsiasi tipo di patina decorativa, a parte una colorazione a legno più scura sulle cornici e sui piedi. L’oggetto prima del restauro, si trovava in discreto stato di conservazione: Il ripiano superiore si presentava deformato e fessurato nella giunzione fra le due tavole che lo compongono, effetto del ritiro del legno che, quando è stato messo in opera, non doveva essere perfettamente stagionato. Alcuni pezzi invece risultavano mancanti (parte della cornice sul pannello anteriore e un piede nella parte posteriore) o distaccati dal corpo principale, per via dell’allentamento dei chiodi e/o per la deformazione stessa del legno. L’attacco dei tarli era contenuto ma diffuso su tutto il mobile. L’intervento di restauro è consistito delle seguenti operazioni: pulizia delle superfici da tutto lo sporco accumulatosi nel tempo; trattamento antitarlo liquido e in camera a gas; smontaggio delle parti danneggiate e del ripiano superiore; riparazione della fessura del ripiano con l’inserimento di un listello dello stesso legno; rimontaggio delle cornici e dei piedi posteriori ricostruiti ex-novo e appareggiamento delle nuove parti con le vecchie; pieno ristabilimento delle connessioni fra i vari pezzi anche con l’inserimento di nuovi chiodi forgiati; stuccatura delle fessure e dei fori lasciati dai tarli; levigatura dello stucco a mezzo di rasiere; verniciatura con più mani di olio di lino cotto e mano finale di cera d’api. Dove è stato necessario eseguire incollaggi, è stata utilizzata solo colla animale a caldo, compatibile con l’epoca costruttiva del mobile e all’occorrenza, totalmente reversibile. L’intervento è stato completato nel mese di luglio 2013. |